
Ci sono le imponenti architetture dei casinò e degli alberghi. Le infinite luci colorate della Strip. Le fontane che sparano tonnellate di acqua verso l’alto e poi c’è l’immancabile show del pugilato. Benvenuti a Las Vegas.
Ogni sport ha i suoi luoghi simbolo e il pugilato si riconosce nella città di Las Vegas: tempio indiscusso dei più grandi eventi dedicati a questo sport.
I grandi campioni si sono sfidati a pochi metri dalla celebre Strip e gli show trasmessi in tv hanno richiamato davanti agli schermi milioni di telespettatori. Las Vegas è il centro di questi grandi eventi, di show che solo la capitale del Nevada è stata in grado di creare. Perché il segreto di Las Vegas sta proprio nelle capacità imprenditoriali di chi per primo ha compreso le possibilità di business che il pugilato poteva portare alla città.
Non è stato sempre così. Per molti anni – siamo nella seconda metà del Novecento – New York fu il fulcro degli eventi pugilistici più importanti degli Stati Uniti. Al Madison Square Garden nel 1944 si tenne l’incontro tra Willie Pep, campione dei pesi piuma e il suo sfifdante, Chalky Wright. Da allora “The Gillette Cavalcade of Sports” divenne un evento trasmesso ogni Venerdì sulla NBC dall’arena del Madison Square Garden. Fu un successo nazionale che però a lungo andare indebolì la boxe stessa. A farne le spese furono soprattutto i tornei locali e quelli che si svolgevano nei club in favore delle sfide molto più redditizie trasmesse alla tv.
Quando nel 1960 la NBC pose fine al suo show del Venerdì il pugilato tirò un sospiro, i club iniziarono a riproporre combattimenti dal vivo e le realtà locali fatte di incontri e soprattutto di pubblico tornarono al centro dell’attenzione di tutti gli appassionati. Ma lo show business doveva trovare un nuovo luogo da consacrare alla boxe e gli occhi di tutti si spostarono su Las Vegas.
Il Convention Center, a pochi passi dai casinò più importanti, fu lo spazio in cui si svolsero le prime sfide con grande soddisfazione della macchina imprenditoriale che la città del Nevada, in pochi anni, era riuscita a mettere in piedi. Nacquero così nuove stelle del pugilato come il peso medio Gene Fullmer e le telecamere ripreso l’incontro memorabile tra il terrificante Sonny Liston e un terrorizzato Floyd Patterson. Sono gli anni dei miti della boxe che Las Vegas ha contribuito a formare grazie all’abilità con cui sapeva promuovere i suoi show.
Ma la grande idea, di quelle che avrebbero trasformato per sempre il volto della città e l’immagine che lei stessa avrebbe trasmesso ai suoi ammiratori, arrivò nel 1976 nella persona di Cliff Perlman. Un nome come un altro, certo, ma in questo caso stiamo parlando dell’impresario del Caesars Palace, il primo Casinò ad ospitare un evento di pugilato. E non un evento qualsiasi, ma un big match tra George Foreman e Ron Lyle. La strada aperta da Las Vegas nel 1976 ha portato la città ad essere teatro degli “incontri del secolo” come quello di quest’anno tra Floyd Mayweather e Conor McGregor presentato ufficialmente al MGM Grand Hotel & Casino. È proprio in casinò come l’MGM, inaugurato nel 1993 a Las Vegas che il pugilato si trasforma, diventando uno show capace di attrarre migliaia di spettatori. Le iniziative non mancano, dai biglietti per assistere al peso dei pugili, ai diritti tv che l’MGM ha ottenuto per trasmettere l’incontro Mayweather-Connor nella strip di Las Vegas.
Questa città più che ogni altro luogo degli Stati Uniti, ad eccezione di Hollywood, ha saputo rendere al meglio il concetto anglosassone di entertainment. Per creare uno show occorre una narrazione, uno storytelling fatto di buoni e cattivi, vincitori e vinti in una lotta tra il bene e il male che mette in scena la più antica delle storie. E come può il pugilato non essere la rappresentazione perfetta per questa narrazione che continua ad affascinarci ancora oggi. Basta leggere le pagine del capolavoro di Norman Mailer (La sfida, ed. Einaudi) per comprendere fino in fondo tutta la potenza e la bellezza di questo plot.