
I video giochi e le arti marziali formano una coppia che, nel corso degli anni, si è consolidata in una maniera per davvero unica e vincente, rendendo questi due mondi altamente interessanti.
Quando le arti marziali diventano un videogioco
Le arti marziali, nate diversi secoli fa, sono sempre state un mondo che ha affascinato i giovani.
Grazie anche alla grande trasposizione cinematografica di alcune discipline, rese perfette da interpreti come Bruce Lee, Jackie Chun e Jet Li, questo mondo ha conquistato cuori e mente di moltissime generazioni.
E proprio prendendo spunto da questa disciplina orientale moltissime case che producevano, molte delle quali ormai estinte ma che hanno lasciato spazio ad altre, hanno avuto la brillante idea di introdurre le arti marziali nel mondo dei videogiochi.
Nessun’idea fu migliore di questa: sia i video game, ma anche le pellicole e la stessa disciplina, sono riuscite ad ottenere una visibilità maggiore grazie a questa unione.
I primi titoli sulle arti marziali
I primi titoli basati sul mondo delle arti marziali erano molto basilari: un combattente, realizzato in maniera molto semplice sotto il profilo grafico, doveva affrontare altri diversi avversari che altro non dovevano fare se non rendere il combattimento incredibilmente piacevole. A volte le arti marziali hanno fatto la loro comparsa anche in slot machine come Karate Pig o just jewels deluxe.
Seppur semplici, durante gli anni 70 ed 80 questi particolari giochi ebbero un grandissimo successo ma, come ovvio immaginare, quei titoli avevano un game play molto limitato che effettivamente intratteneva ben poco i giocatori.
Nacquero così dei titoli alternativi che avevano come protagonista le arti marziali ma, di reale, vi era ben poco.
Titoli come Street Fighter, Fatal Fury, Final Fight e tanti altri, prodotti da case rivali quali Capcom ed Snk, riuscirono ad intrattenere maggiormente il pubblico.
Fantasia e qualche mossa di karate, come quelle di Ryu e Ken della saga di Street Fighter accompagnata dal colpo energetico dell’Hadouken, facevano in modo che le arti marziali tornassero ad essere presenti nei vari video game.
Gli anni 2000 e le arti marziali nei video game
Non tutte le case ch producevano videogiochi decisero però di seguire l’esempio di Capcom ed SNK: questo per evitare di creare titoli plagiati che, con molta probabilità, non avrebbero avuto lo stesso successo del gioco originale.
Per tale motivo, gruppi come quelli del NetherRealm Studios, decisero di usare le arti marziali ma non si fermarono solo a questo aspetto: la violenza doveva essere eccessiva ed il sangue uscire a fiumi dalle teste mozzate dei nemici.
Mortal Kombat, giunto al decimo capitolo, appartiene al filone delle arti marziali con violenza unica: mosse incredibili, alcune delle quali anche con parvenza di realismo, vengono unite a colpi violenti che disintegrano l’avversario.
Proprio tale unione ha decretato il successo di questa lunga saga, divenuta un pilastro del mondo dei video giochi.
Recentemente, il gruppo Square Enix ci ha riprovato col titolo Sleeping Dogs, con protagonista un poliziotto di origini cinesi massimo esperto di arti marziali.
Combo incredibili e motion capture realizzato da Georges St-Pierre, uno dei lottatori di MMA americane, ha fatto in modo che il titolo fosse maggiormente realistico.
Ma non bisogna scordare il buon lavoro svolto da EA con UFC 2: questo è il solo titolo che riguarda le arti marziali in un contesto sportivo, visto che si parla della UFC, ovvero la lega americana maggiormente famosa sul suolo statunitense che riguarda questo genere di attività sportiva.